Verona, 21 settembre 2020 - Aggiornamento su “I canti dell’esperienza di William Blake”, secondo volume a dorso della collana “ARISTODEMICA” di Poliniani / Al segno di Fileta.
La nuova pubblicazione “I canti dell’esperienza” di William Blake, a cura di Antonello Fabio Caterino, è ora disponibile sul sito Poliniani (link) ed è il secondo volume della collana “ARISTODEMICA”, nata dalla collaborazione tra Edizioni Poliniani e la Casa Editrice “Al segno di Fileta”.
Oggi, desideriamo condividere un approfondimento sull’opera, attraverso le parole del curatore Antonello Fabio Caterino:
“I Canti dell’Esperienza sono prosecuzione meno naturale possibile de I Canti dell’Innocenza: William Blake – il poeta più icastico della tradizione poetica inglese – elimina la speranza di salvezza dalle tristi vite degli innocenti. Bimbi sperduti, fiori, animaletti, famiglie, brava gente riunita: la sofferenza non è più un obolo da pagare in terra per tendere a virtù e ambienti superiori, bensì una tragica condizione universale, metafisicamente ratificata; il divino non è più di consolazione, ma un apparato freddo, indifferente e cinico.
Le colpe dell’umanità ricadono sull’umanità, e ovviamente sono sempre i più deboli a pagarne il prezzo maggiore. Se nei Canti dell’Innocenza esiste un bene superiore, e il male pare meramente un’azione di allontanamento da esso, nei Canti dell’Esperienza esistono forze superiori indipendenti da bene e male, fuori dalla portata dell’uomo, terribilmente distanti.
L’esperienza altro non è che la presa di coscienza – da parte dell’innocenza – dell’inutilità escatologica del dolore. E lo stesso poeta che con parole, ragionamenti, citazioni e prodigiose melodie aveva intessuto il velo della speranza, poco più tardi lo disfa, al pari della tela di Penelope, simbolo forse di una vita umana vista come sostanziale perdita di tempo.
Parlare di ottimismo e pessimismo resta, comunque, dannatamente riduttivo: William Blake è autore di visioni e veri e propri episodi pseudomitologici che vanno oltre al di là del bene e del male, nietzchanamente parlando, e al di là di ogni kantiana categoria morale. Un mondo stava morendo (l’ancien regime come giustificante del concetto di classico); un mondo stava nascendo (la contemporaneità): c’era bisogno di nuovi miti di fondazione. Miti che non potevano più essere quelli classici, quelli nordici, ovvero un mero citazionismo religioso al limite del revisionismo, seguendo le mode inglesi del tempo.
Se Omero, Esiodo, Ovidio e Milton potessero fondersi, il risultato verrebbe simile alla poetica di Blake. E se siamo tutti un po bipolari, alla fine non è nemmeno soltanto colpa nostra: l’universo, nel tempo, nelle sue manifestazioni lo è per noi tutti.”
La prefazione alla pubblicazione è redatta da Francesca Favaro e le tavole che affiancano la lettura del volume sono curate da Roberto Luccarelli, già illustratore della raccolta di poesie “Cocci di petrarchismo” (link).
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Presto usciranno altre news!
La Redazione Poliniani
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